Arma essenzialmente accademica, mai usata in combattimento sul terreno. Nacque come una “spada alleggerita” per l’allenamento, destinata all’esercizio nelle sale d’armi in cui ci si abituava a colpire il bersaglio mortalmente. Il bersaglio valido del fioretto è rappresentato dal busto (protetto da apposito giubbetto conduttivo), con esclusione di braccia, gambe e testa e può essere colpito solo con la punta dell’arma che è dotata di apposito bottone a molla. Per la validità del colpo, la forza minima esercitata non deve essere inferiore ai 500 grammi.
Nell’uso viene privilegiato il fraseggio schermistico nella sua perfetta esecuzione ed è per questo che il colpo simultaneo viene considerato nullo. Richiede leggerezza e riflessività, tattica e agilità.
Nel lessico comune si definisce “colpo di fioretto” un’azione precisa, perfetta, puntuale.
Nel fioretto, una serie di regole disciplina l’attribuzione del colpo, chiamata “convenzione”.
L’atleta che attacca per primo ha la priorità su chi subisce l’attacco. Chi subisce l’attacco deve prima parare e solo dopo può rispondere. Mantiene la priorità di attacco anche chi tiene l’arma “in linea” (braccio e arma distesi orizzontalmente e la punta rivolta al petto dell’avversario). In caso di attacco simultaneo, il punto non viene attribuito. Per stabilire questo, il ruolo del giudice di gara è fondamentale, in quanto deve ricostruire l’azione in base alle convenzioni ed assegnare il punto.